Così come nella prosa, anche nella poesia troviamo diverse volte il verbo cucire come protagonista...
Uno di questi casi è la poesia La blusa del bellimbusto, scritta nel 1914 dall'autore russo Vladimir Vladimirovic Majakovskij (1893-1930).
Vladimir Vladimirovic Majakovskij in età giovanile
"Io mi cucirò neri calzoni
del velluto della mia voce.
E una gialla blusa di tre tese di tramonto.
Per il Nevskij del mondo, per le sue strisce levigate
andrò girellando col passo di Don Giovanni e di bellimbusto.
Gridi pure la terra rammollita nella quiete:
"Tu vieni a violentare le verdi primavere!"
Sfiderò il sole con un sogghigno arrogante:
"Sul liscio asfalto mi piace biascicar le parole!".
Sarà forse perchè il cielo è azzurro
e la terra mia amante in questa nettezza festiva,
che io vi dono dei versi allegri come ninnoli,
aguzzi e necessari come stuzzicadenti.
Donne che amate la mia carne e tu, ragazza
che mi guardi come un fratello,
coprite me, poeta, di sorrisi:
li cucirò come fiori sulla mia blusa di bellimbusto."
Il verbo cucire, in questa poesia, presenta quindi una accezione ben più profonda del suo significato letterario… Si tratta del cucire inteso come "suturare", rimandando al concetto di riparazione e risanamento: cucire una ferita, ricucire un rapporto, anche se con difficoltà. La vita dell'autore fu infatti decisamente travagliata: fu protagonista di una passione amorosa per la giovanissima attrice Veronica Polonskaja, la quale si rifiutò di separarsi dal marito, motivo che, aggiungendosi alle delusioni in campo politico, probabilmente portò l'autore a suicidarsi nel 1930...
Al prossimo post!
D.M
Sitografia:
- http://www.modaincornice.it/2017/02/19/prospettiva-majakovskij-cucire-non-solo-stoffe-ma-sorrisi/
- https://it.wikipedia.org/wiki/Vladimir_Vladimirovič_Majakovskij
- http://www.catenotempio.eu/2008/10/17/don-giovanni-e-bellimbusto