Un’usanza antichissima, il cucire, che trova le radici nei primi anni di vita dell’uomo sulla Terra; lo testimoniano le grandi innovazioni che quest’arte ha subito nel corso della storia, dall’ago a una “macchina”, passando per la tecnica. Già nelle prime grandi civiltà della storia, l’azione del cucire occupava un ruolo di primo piano nella vita degli uomini, tanto da entrare perfino nel mito; fu così in Egitto, in Grecia e a Roma.
L’attività del cucire è protagonista di diverse rappresentazioni nelle arti figurative, ad opera di artisti provenienti da tutto il mondo e di tutte le epoche, da Renoir in Francia a Guido Reni in Italia, passando per l’Asia con Asai Chu. Non solo mito e arte per il cucire, ma anche televisione. Ne sono prova il ruolo del sarto Pasquale in Gomorra e “Big news for summertime sewing”, pubblicità della macchina Singer degli anni ’50.
Il cucito non ha trovato limiti neanche con l’avvento della tecnologia e del mondo digitale. In letteratura, il poeta Majakovskij cita il cucire, nel senso metaforico di riparazione e risanamento, nella sua “La blusa del bellimbusto”. Passando ai nostri giorni e alla prosa, Bianca Pitzorno, con “Il sogno della macchina da cucire”, ci parla di come, nella società del Novecento, una donna non sposata potesse fare tesoro della sua dote per il cucito e mantenersi da sola.
Protagonista del cucire è di sicuro la macchina che ha rivoluzionato quest’arte: la macchina da cucire. Una macchina che è stata protagonista di un’invenzione rocambolesca: i primi brevetti di Wiesenthal, la prima realizzazione di Thimonnier e il clamoroso fallimento, i brevetti di Howe, per arrivare al successo, contestato, di Singer. Più tardi, anche l’Italia entrò nel campo della produzione di macchine da cucire, sfornando grandi realtà come la Necchi. In poco tempo la macchina da cucire divenne uno strumento molto richiesto nel mercato, e ciò ha contribuito anche alla sua evoluzione. Ancora oggi l’innovazione in questo strumento non si ferma, con tanti brevetti degli ultimi decenni e diverse idee nuove per il futuro, con un’impronta più pratica e digitale (Sewing-minimachine 2099).
Rimanendo ai nostri giorni, se nei secoli scorsi l’impiego del cucire si è visto tanto anche nei campi di guerra (come per le uniformi dei soldati), oggi, nel 2020, abbiamo potuto toccare con mano l’importanza che il saper cucire assume per la nostra sicurezza nei momenti di difficoltà, come in occasione del Covid-19, per la produzione delle “mascherine”.
Tuttavia il verbo cucire non si applica solo ai tessuti e all’abbigliamento, ma racchiude in sé il significato generale del collegamento: non si possono cucire solo i diversi pezzi di stoffa o di cotone, bensì anche i diversi territori dell’Italia dopo il 1860 (tramite le linee ferroviarie), nel secondo dopoguerra o, tornando indietro, i diversi territori dell’antica Roma (tramite strade come la Via Appia e la Via Flaminia). O ancora, si possono cucire anche i pensieri.
Se nel significato reale si cuce con ago e filo, in senso figurato si può certamente cucire con le infrastrutture e i discorsi… Inoltre, anche alcune discipline scientifiche, come la chirurgia, possono collegarsi all’idea di collegamento che è propria del verbo...
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Grazie per l'attenzione, a presto!!
Daniele Marcheselli
Daniele Marcheselli